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La sindrome di Mangiafuoco

Con la maternità, si sono aperte le cateratte.

Ne avevo già scritto Qui

Ogni occasione è buona per un piantino.

Ma con la vecchiaia si è rafforzata la volontà di mantenere quel briciolo di dignità ancora rimasta.

Quindi mi ostino pervicacemente a non mostrare segni di cedimento.

Guai a mostrare un occhio umido – mi è finito un bruscolino nell’occhio, Elio docet – o un naso che cola.

Ma da un po’ di tempo a questa parte una nuova e curiosa sindrome mi affligge: l’ho ribattezzata la sindrome di Mangiafuoco.

Ve lo ricordate il terribile Mangiafuoco che si commuove per la storia strappalacrime di Pinocchio e comincia a starnutire?

Ecco, a me succede lo stesso.

Soprattutto quando vengo sopraffatta da pensieri troppo emozionanti.

Mi sale su tutta una roba che… che… cheeeee…. Eeeeetciù!

E giù di starnuti.

Che non si capisce bene se io abbia sviluppato una sorta di allergia alle emozioni , o se invece non sia piuttosto un modo per scaricare la tensione, come nel sexy Boogie di Paolo Conte.

Io propendo più per una specie di “troppo pieno” del sentimentalismo, quando il galleggiante arriva al limite, bisogna svuotare il sacco, liberare il chakra dell’emotività, far saltare il tappo delle emozioni, stasare l’emisfero delle emozioni con uno scrollone degno di uno sturalavandini.

E quindi cosa meglio di una tripletta di starnuti?

Curiosamente il fenomeno riguarda spesso il non detto, parole non pronunciate, emozioni non esternate, che non sempre sono rimpianti, ma magari azioni che ancora non si ha il coraggio di compiere.

E in quel caso forse è pure peggio perché penso alle mille variabili reazioni che potrebbe avere chi mi sta di fronte e quindi eeee…. Eeeeetciù!

Aspetto ancora che qualcuno mi dica “salute”, come nel film Singles caposaldo della mia adolescenza anni ’90.

Lasciando intatto il beneficio del dubbio, se la salute augurata non riguardi piuttosto quella mentale…

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