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Quello che nessuno vi dirà mai sulla maternità

Non so bene com’è successo.

E’ cominciato tutto con piccoli segnali; un groppo in gola quando sentivo una canzone romantica. Un nodo allo stomaco quando vedevo certe immagini crude al telegiornale.

Un brutto sogno in seguito a notizie di cronaca toccanti, specie se riguardavano bambini.

Poi ha cominciato a peggiorare: fiumi di lacrime guardando un film drammatico, montagne di kleenex leggendo libri che parlavano di madri, figli perduti, tragedie familiari.

Infine è degenerata: piangere alla visione della pubblicità Ikea e commuoversi fino alle lacrime per un post idiota su Facebook.

Sono diventata una pappamolle.

La maternità mi ha fatto questo e nessuno, dico nessuno mi ha avvisata prima!

O meglio, la mia amica E. mi aveva messo in guardia, ma io non ci davo peso.

Perché a me non poteva succedere, a me alla cinica, inossidabile donna tutta d’un pezzo.

Impossibile.

Io, che quando assistevo agli spettacoli di fine anno di mio nipote, guardavo queste mamme in lacrime di fronte alle improbabili evoluzioni su cubi di gomma colorata della loro prole, e pensavo: ma che cacchio piangi? E’ un bambino di due anni che si muove come un pinguino ubriaco, e tu piangi??

Mah…

Io, che affrontavo cinica tutte le situazioni della vita, della morte, dell’abbandono, che fino a tre anni fa vivevo sola con me stessa e per me stessa.

E ora piango a vedere la mamma delle Kinder Brioss che mette i guanti a scaldare sul termosifone.

Come diavolo è successo?

Non riesco più a guardare un film senza finire in fiumi di lacrime; domenica scorsa sono finalmente riuscita a vedere “La Mafia Uccide Solo d’Estate” (con-si-glia.-tis-si-mo) e alla fine piangevo senza ritegno come un vitello. E non vi dico che cataratte di sono aperte sul finale di “Philomena” (grandiosa Judi Dench).

Ma sono da ricovero se vi dico che ho pianto anche a vedere Frozen.

E una lacrima mi scappa spesso guardando Un Posto al Sole (sì, guardo Un Posto al Sole, ora potete anche smettere di leggermi).

Per non parlare di quando l’inverno scorso guardavo il programma della Clerici, con quei piccoli mostri che cantavano come consumati artisti da pianobar. Io a vedere i genitori in lacrime dovevo cambiare canale; ma mi sono commossa anche guardando “Alla ricerca di Nemo” (soprattutto inzio e fine), Dumbo (che strazio quando la mamma lo culla attraverso le sbarra), per non parlare delle tonnellate di video idioti che passano su youtube, dai gemellini cullati nell’acqua ai militari americani che tornano a casa a sorpresa dalla famiglia.

Probabilmente ora come ora troverei una ragione per piangere anche se mi portaste a vedere Natale sul Nilo.

Per non parlare di Pupi; mi commuove qualsiasi cosa faccia, anche la cacca.

Perché regolarmente se la fa nelle mutande, e arriva camminando a gambe larghe dicendo “scusa mamma, se ho fatto la cacca”.

E io a rincuorarlo che non succede niente, ma col groppo in gola.

L’altro giorno ho pianto persino ad un open day in un asilo sconosciuto, guardando un video di bambini sconosciuti, che facevano lavoretti orribili, ma con una dedizione e un amore che… vabbè, cosa ve lo dico a fare?

E stendiamo un velo pietoso sullo spettacolino di Natale di Pupi; che almeno avesse cantato una canzoncina, o declamato una poesia. Macchè, abbiamo fatto i dolcetti e poi i bambini hanno corso dentro ad un tubo di tela per farci vedere cosa fanno durante l’ora di psicomotricità.

Io che ridevo come una cretina per non far vedere che piangevo.

Tutto questo è drammatico.

Io non ero affatto preparata.

Non riesco più a guardare un telegiornale in santa pace, e nemmeno le serie TV che ho amato tanto, come Friends a Sex&City.

Montagne, dico MON-TA-GNE di kleenex.

E non sono sbalzi ormonali no no, perché mi succede a tradimento, i qualsiasi momento del mese o della giornata.

E non posso nemmeno lanciare un appello tipo: se mi vedete commuovere durante una televendita di Giorgio Mastrota uccidetemi.

Perché è già successo anche quello.

No dai, scherzo.

Ma solo perché Mastrota non fa più le televendite.

Passa? Ditemi che passa. Mamme prima di me, raccontatemi la vostra, si migliora? Perché confrontandomi con le mamme attorno a me, mi pare che si possa solo peggiorare.

Allora vi avviso, donne incinte o in procinto di… succede questo. Non è scritto in nessun manuale ma succede puntualmente ad ogni madre. Arriva subdola, si infila in ogni poro della vostra pelle, in ogni neurone del vostro cervello, in ogni tasca dei vostri cappotti…la pappamollitudine.

Fa parte del pacchetto: ti do un polletto di 3 chili e mi prendo in cambio tutto il tuo cinismo, la disillusione, l’impassibilità.

Diventerete delle marmocchiette piagnucolanti, e sarete esposte al pubblico ludibrio, soprattutto dei mariti.

Che pensano “questa è scema”.

Diventerete delle pappemolli, è inevitabile, fa parte del ciclo della vita, anzi della maternità.

Armatevi di mascara waterproof e di libri della Kinsella, che sono l’unico rifugio dalla realtà (anche se pure lì si piange parecchio).

E non dite che non ve l’avevo detto.

p.s.

questo post è ovviamente dedicato alla mia amica E. Perché lei sì che può andare in giro a testa alta urlando “io, te l’avevo dettooooo!!”

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