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Come in prima liceo

Come quando in prima liceo volevi tantissimo far parte del gruppetto dei ragazzi e delle ragazze popolari, e finivi puntualmente nel club degli sfigati coi pantaloni a vita alta e l’eskimo.

E per attirare l’attenzione compravi le felpe della Best Company con un anno di ritardo, e il bauletto della Mandarancia Drink.

E ti appiccicavi in faccia matita e rossetto, con il solo risultato di apparire come un povero clown, goffo e triste.

Viravi allora sull’aria da intellettuale scocciato, leggevi poesie di cui non capivi il senso, fumavi sigarette che ti facevano venire mal di testa solo per darti un tono, ascoltavi musica alternativa certa che nessuno potesse comprenderla come te, e anche così, nessuno ti si filava.

Tagliata fuori, come Jack Frusciante.

Così finivi per sbirciare le vite altrui, in disparte, con una punta di invidia e un senso di ingiustizia mal digerito, ancorato al tuo scoglio di incertezze, sperando in cuor tuo che quella tempesta chiamata adolescenza passasse presto.

Ecco.

Esattamente così.

Solo a quarant’anni suonati, e nemmeno la speranza di crescere a salvarti.

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