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Famiglia e lockdown

Credo di non avere mai letto tante baggianate in una volta sola: i bambini sono stati i grandi dimenticati di questa emergenza, e adesso si vogliono giustificare scelte scriteriate con una pennellata di rosa e l’amore di mammà?
E tuttora i minori sono considerati untori, non sono tutelato in alcun modo e tutte le regole che dovremo applicare nel nuovo anno scolastico non trovano un solo riscontro sui luoghi di lavoro, e meno che mai in quelli di divertimento.
I centri estivi sono una follia, i parchi giochi ancora interdetti, le spiagge pressoché inagibili, ma i bambini sono tanto tanto felici di restare a casa con mamma e papà.
Talmente felici che ripeterebbero questa esperienza. (Risata sarcastica… AH AH).
Mio figlio, 9 anni, ha sofferto in una maniera indescrivibile la mancanza di socialità, l’allontanamento dalla scuola, dallo sport, dagli amici, dai cugini, dai nonni, da tutta quella compagine di affetti estremamente variegata e composita che lui percepisce come il suo nucleo, la sua famiglia allargata.
Passava dall’inedia all’iperattività, ha avuto regressioni e disturbi del sonno, nonostante le regole ferree imposte da subito.
A casa nostra, infatti, nessuno strappo: semmai una disciplina ancora più severa per imporre ritmi il più possibile sani.
Andare a letto tardi e svegliarsi tardi va bene per una vacanza, ma questa era un’emergenza durata mesi.
Quanto al tempo di qualità: io non ho passato con lui né più tempo, né un tempo migliore. perché mentre mi occupavo della casa e della scuola, seppure in condivisione con il mio compagno, ho continuato a lavorare 8 ore al giorno, e anche di più visto che lo smartworking in realtà non ha orari.
Non ripeterei questa esperienza nemmeno se mi pagassero: per fortuna il mondo di mio figlio non si risolve in me, nel mio compagno e nelle quattro mura di casa nostra.
L’unica cosa che spero, è poter mantenere una migliore conciliazione dei tempi della mia famiglia – scuola, impegni di Davide, lavoro mio, lavoro del mio compagno, nostri impegni extra – grazie ad orari più flessibili, e a una gestione del lavoro che, fatta così, mi sembra estremamente efficace ed intelligente.
Niente più corse, levatacce, acquazzoni in scooter, ore perse nei viaggi casa-lavoro-scuola.
Insomma, su questo sí, rifletterei, e lavorerei per creare un modello da applicare stabilmente.
Ma quanto al resto, per carità…
Questi articolo è la solita celebrazione vuota della famiglia del mulino bianco, che non esiste, e che in realtà è spesso covo di tensione, problemi e insoddisfazioni.
E parlo da privilegiata.
Ditelo a una famiglia di qualsiasi periferia italiana, che magari vive in 5 in 60mq se il lockdown “sempre con mamma e papà” è stata una bella esperienza. Quanta ipocrisia.

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