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Questo è forse uni dei dipinti che amo maggiormente di Leonardo.
Un lavoro giovanile, probabilmente in collaborazione con la bottega del Verrocchio.
Ma è un dipinto così significativo, che ricordo di averlo studiato a lungo all’università.
Ne conoscevo ogni dettaglio, ogni significato simbolico.

È un’opera rivoluzionaria, per la scelta di collocare la scena in un giardino – l’hortus conclusus è una di quelle robe che non dimenticherò mai, come rosa rosae rosae e la fotosintesi clorofilliana – e per la relazione tra i due, con l’angelo in ginocchio, e il drappeggio della veste, a dimostrare che l’angelo è appena atterrato, sorprendendo la Madonna nella lettura, come si vede dalla mano che tiene ancora il segno.

È un’opera apparentemente immatura, con errori madornali, come l’utilizzo ancora incerto della prospettiva aerea e le proporzioni inesatte di braccia e gambe della madonna.

Eppure è un’opera perfetta, all’avanguardia, per certi versi avveniristica. Leonardo infatti, con 500 anni d’anticipo, gioca sull’illusorietà’ dell’immagine, proponendo a chi guarda una sfida che oggi conosciamo fin troppo bene: leggere il racconto che Leonardo ci sta facendo di quel fotogramma, interpretando i dettagli che lui stesso ci fornisce.

Vi ricorda niente? Instagram, facebook…
Cos’altro facciamo noi ogni giorno, se non raccontare a interlocutori sconosciuti quello che vogliamo che essi sappiano di noi?
E nessuno si cura di più di quello che vogliamo NON sappiamo, presi come siamo a carpire le informazioni che riteniamo fondamentali delle vite altrui.

È la stessa magia della scrittura, si racconta, si scrive, chi legge interpreta, pensa di sapere, di cogliere la verità, magari giudica, emette sentenze precise e inamovibili.
E invece guarda un po’, si trova tra le mani uno specchietto per le allodole.

Basta cambiare la prospettiva, ed ecco che le proporzioni si aggiustano – si suppone che il quadro dovesse essere collocato in modo da essere visto solo da destra – che la prospettiva aerea viene utilizzata in maniera sapiente, che nessuno degli dettagli del dipinto – dal velo sul leggio, al testo che sta leggendo la Madonna, alle barche che si intravedono in lontanza – è lasciato al caso.

Anzi, sono proprio i piccoli, insignificanti dettagli a fare la differenza.
Quelli non visibili ai più.
Quelli che le persone più superficiali non considerano nel quadro d’insieme.
Quelli che invece, fanno di quel quadro, un capolavoro.

#500annileonardo

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