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gay pride

Omofobia portami via

Oggi c’ho il belino girato.

Sarà la ramata d’acqua che mi son presa in scooter venendo in ufficio.

O che mi devono venire.

O che apro facebook e mi tocca leggere una bestialità del genere.

Ma io dico: ma che problema avete coi gay?

Ve lo chiedo sul serio su, omofobi dell’ultima ora, spiegatemi il vostro punto. Perché io proprio non c’arrivo.

Ho dei limiti, evidentemente. IO

Che già la settimana scorsa mi sono gettata per sbaglio nella fossa dei leoni in una discussione dell’esimio Sig. POVIA.

Oh yeah, proprio lui, che cantava “Luca era gay e ora ama lei”.

E ce l’aveva che questi poveri pervertiti, pretendono pure di essere in grado di tirare su un bambino mentalmente sano.

E visti i risultati di due genitori eterosessuali sul povero Povia, evviva i genitori gay, dico io.

Non so perché, ogni tanto ho queste perversioni un po’ masochiste. C’è a chi piace farsi frustare e legare al letto, c’è a chi piace tentare di aprire la mente di ottusi omofobi.

Vabbè dai, ora la smetto con le insinuazioni e le cattiverie.

Voglio provare a porre un quesito serio, e mi piacerebbero delle risposte serie.

Il problema è che per il momento il mio pubblico di lettori è composto da persone con un Q.I. decisamente superiore alla norma, quindi impossibile ricevere una risposta da Piero il pescivendolo che pensa che i bulicci son malati, perché solo se sei malato non ti piace la mussa.

Cioè sul serio: dove sta il problema di due uomini o due donne che si amano; e se anche non si amano, vi disturba molto anche che scopino?

Fatemi capire, vi disturba l’immagine di Paolo che bacia Gino, ma l’immagine di Gino che molesta una ragazzina di undici anni no? Tanto per fare un esempio, visto che vi piace tanto pensare che tutti i froci son pedofili.

E se non è una perversione questa…

E di Paolo che si fa il giro delle favelas brasiliane per trovare una bambina da stuprare che mi dite voi, virili maschi italici? Che schifate due uomini che si baciano e sbavate dietro alle ragazzette?

Perché l’Italia maschia e omofobica si è invece guadagnata questo bel primato, e ora sì che ne parlo.

Leggete qui.

C’è da andarne fieri vero?

Uomini fra i 20 e 40 anni, insospettaibili; Paolo potrebbe essere il vostro vicino di casa, quello nei weekend invitate nel giardino a fare il barbecue perché non vi sfiora nemmeno il pensiero che tutti quei viaggi a Florianopolis abbiano come solo scopo il turismo sessuale.

Ma se Paolo vivesse con Gino alla luce del sole, col kaiser che li inviteresti a pranzo.

Perché? Sul serio, PERCHE’???

Voglio una spiegazione efficace.

Non come risponderebbe la maggior parte dei miei conoscenti: “sennò dovrei passare la domenica con le spalle attaccate al muro, buah ah ah!”

Anche perché se fosse così, noi donne dovremmo girare costantemente con le mutande di ghisa.

Le coppie gay che io conosco da vicino sono persone assolutamente “normali”; passatemi questo orrendo termine di semplice comprensione. Normali come concetto riconosciuto dal senso comune.

Ovvero: non girano coperti di strass e di piume si struzzo, non vestono di fuxia, non sculettano mentre camminano, non fanno risatine isteriche, non hanno movenze femminili e soprattutto non ci provano con qualsiasi essere maschile nel raggio di cento metri (conosco personalmente solo coppie di uomini, quindi parlo di loro).

Per contro sono tutte persone con un’intelligenza e una sensibilità fuori dal comune, un senso dell’ironia acuto e tagliente che li fa emergere ampiamente una spanna sopra tutte le persone cosiddette normali, per simpatia, estro, apertura mentale e capacità empatica. Doti evidentemente sviluppate dopo anni a parar colpi, battutacce e angherie di ogni tipo.

Hanno avuto una storia normale, comune, come tutti noi. Si sono conosciuti, si sono piaciuti, si sono frequentati, si sono amati, hanno messo in piedi un progetto di vita comune.

Cos c’è di strano in tutto questo?

Ve lo dico io: che in questo paese arretrato e ignorante tutto questo non è minimamente riconosciuto di fronte allo stato: eppure le tasse le pagano come tutti eh? Perché incredibilmente fanno pure lavori normali, non stilisti, ballerini di danza classica o wedding planner.

O forse c’è di strano che tutta questa presunta normalità abbiano dovuto sudarsela, passando attraverso risatine di scherno, battute, disprezzo, mobbing sul lavoro, e chissà per quanto tempo tutto questo non ha potuto essere vissuto alla luce del sole.

Ma perché, diobono, ditemi perché?

Ma lo capite quanta strada abbiamo ancora da fare in questo paese? Un illustre ministro del nostro bel paese, che ci costa 15.000€ al mese, e scusate il populismo, è talmente ignorante in materia da gettare la pedofilia nel calderone delle inclinazioni sessuali.

Ci rendiamo conto della gravità di questa affermazione? Proprio, tra l’altro, al momento di stilare questo benedetto ddl contro l’omofobia.

Perché a questi punti siamo, non solo lottare contro l’ignoranza nella cerchia degli amici, della famiglia, al lavoro. No, bisogna pure avere paura di passeggiare mano nella mano con la persona che si ama, che se incroci la testa di cazzo di turno ti ritrovi con due costole rotte all’ospedale.

E adesso mi addentro in un tema più spinoso: i diritti.

Mi spiegate, o voi rappresentanti dell’ideologia del Sig. Piero il pescivendolo di cui sopra, dove starebbe il problema se due gay si sposassero?

Cosa vi toglie tutto ciò?

Vi sentite meno maschi?

O in cuor vostro sognate anche voi di percorrere un tappeto rosso con strascico e tacco 12?

Ditemi la verità, eddai.

Se uno paga le tasse, lavora, è una persona onesta, mi pare abbia diritto ad alcune cosucce fondamentali: la pensione di reversibilità, il diritto all’assistenza in caso di malattia, l’eredità… un paio di esempi a caso.

E a te, Piero il pescivendolo, che ti cambia se succede tutto ciò? Me lo spieghi?

E affondo: il tema delle adozioni.

Qualcuno mi spieghi, ma con prove provate eh?, quali terribili danni e conseguenze dovrebbe subire un bambino cresciuto da due mamme e da due papà?

Non correranno semplicemente il rischio di crescere più aperti mentalmente, più tolleranti, più lungimiranti, in una parola, più intelligenti della media?

E perché non siete così duri a condannare coppie divorziate, bambini cresciuti magari da due o tre mamme e papà diversi a seconda del fidanzato/a del momento? Dove sta la differenza?

Ma io son limitata, IO.

Portate pazienza ed illuminatemi.

Perché il problema non sta in questa famiglie, ma nel mondo là fuori, permeato di pregiudizi, ignoranza, falso perbenismo e sindrome inguaribile del pecorone.

A proposito di ciò, io avrei un appello da fare alla comunità gay; come dicevo sopra le persone che conosco io sono sobrie nei comportamenti, e per sobrio ho già scritto cosa intendo.

E l’impressione è che, come spesso succede quando si rientra in una categoria, subiscano ingiustamente le generalizzazioni legate agli eccessi che l’immaginario collettivo associa alla parola “gay”.

Spiego: anni fa partecipai ad un divertentissimo Gay Pride nella mia città. Fu una manifestazione magnifica, e la dimostrazione che migliaia di persone possono riunirsi e fare festa, senza che la violenza dilaghi. Tutto bellissimo.

Il mio amico gay che mi accompagnava si presentò in jeans e camicia, e devo ammettere che allora non compresi del tutto la sua scelta. Mi dicevo “cavolo, oggi è il tuo giorno! Vai, scatenati! Ma perche non sei in tanga e paillettes come tutti gli altri?”.

Oggi ho capito.

E il messaggio è semplice: se andiamo in piazza per chiedere dei diritti, dobbiamo mostrare quello che siamo davvero, non quello che gli altri pensano che siamo.

Piume di struzzo e zeppe sono etichette.

E’ come se io per manifestare per i diritti delle donne mi conciassi come Sabrina Salerno che cantava “Siamo Donne” in bikini e blaser nero.

Il messaggio è giusto, ma il mezzo no.

E il risultato porta a questo.

Finchè non riuscirete a scollarvi di dosso quell’etichetta lì e starete al loro gioco il risultato sarà solo quello di alimentare e cementare le convinzioni di Piero il pescivendolo e di tutti quelli come lui.

E’ l’immaginario quello da cambiare, e renderlo semplicemente quello che è.

Vero, come la realtà che viviamo e vivete ogni giorno.

Il lavoro, il mutuo, le notti in bianco per colpa di un neonato, l’amore, le bollette da pagare, il dentista, la tavola da sparecchiare, guardare un film abbracciati, le vacanze, i compiti, la sfuriata del capo.

Provate a portare tutto questo in piazza la prossima volta. E ad azzittire il coro di Piero il pescivendolo con quello che loro vogliono, ma che più di tutto voi meritate: la normalità.

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