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Di che genere sei

Di che genere sei?

Sulla scia di ispirazione omofila, vi racconto quel che mi è successo sabato al parco giochi con Pupi.

Combinazione…

Succede che due bambine si ritirano in un cantuccio a giocare con trucchi e smalti.

E che Pupi, che ama in genere la compagnia di bimbi più grandi (i maschi perché fanno la lotta e gli lasciano fare quello che vuole dato che è un nano, le femmine perché se lo coccolano come mammine dato che è un nano), si fionda a curiosare cosa stavano facendo.

Non vi dico, non appena ha visto lo smalto rosa sulle loro mani ha cominciato a frignare “anche io anche io”.

Sofia, che aveva il tubetto di smalto in mano dice “ va bene, però prima aspetta che finisco di dare lo smalto a Matilde”.

Matilde era invece poco convinta

“ma sei un maschio!”

Alè, penso io.

Sofia aveva la lentezza e la precisione dell’onicotecnica consumata, e sghignazzava ogni volta che, finito un dito, Pupi cominciava a saltellare “ora io, ora io!”

Dopo qualche minuto comincia a formarsi un capannello di genitori. La mamma di Matilde che era giustamente preoccupata che la figlia uscisse conciata come un clown dalla seduta sotto le grinfie di Sofia.

La mamma di Sofia che comincia invece a guardare preoccupata Davide e intima alla figlia “ma lui non truccarlo eh? E’ un maschietto!”

Si aggiunge al coro il papà di un altro bambino, che nel frattempo si è unito al gruppetto “ E no eh? Tu, a papà, non lo mettere lo smalto, che è roba da femmine!”

E via così.

Io ero decisamente in imbarazzo: non volevo fare la mamma emancipata a tutti costi, ma mi girava anche un po’ il belino stare proprio zitta.

In fondo cosa voleva Pupi? Provare quella cosa curiosa e colorata che le bambine si mettevano sulle unghie, ma che c’è di male?

Ora dico io, vi sembra normale? Negare ad un bambino di due anni e mezzo di mettersi lo smalto perchè “è roba da femmine”??

Ma poi ci stupiamo se il Burundi è più avanti di noi in materia di diritti umani?

Esagero nel pensare che sono queste le fondamenta del libero arbitrio, del rispetto del diverso, della tutela dei diritti fondamentali? E anzi, sono spesso semi pericolosissimi che fomentano razzismo, xenofobia, omofobia?

E’ terrorizzando i bambini che crediamo di ottenere dei risultati?

Piazzandoli in categorie precise ancora prima che vengano al mondo?

Ora io non dico di mandare in giro i maschi con le gonne o con le ballerine di vernice, ma anche demonizzare due passate di smalto mi pare un atteggiamento estremo.

Senza contare che, osservando Pupi di giorno in giorno, mi rendo conto sempre più di come l’orientamento sessuale sia qualcosa di scritto nel DNA, alla faccia di tutti quelli che pensano che sia una libera scelta, una deviazione, una malattia.

Pupi ha due anni e mezzo, eppure va in brodo di giuggiole quando mi parla della sua amichetta Alice dell’asilo, è attratto in una maniera incredibile dalle smorfiose e sensuali sirene di Peter Pan, e ogni volta che incrociamo la pubblicità di Dior in cui campeggia una stupenda Charlise Teron mi guarda con sguardo furbetto e mi dice “è molto carina!”.

E’ innocente e senza malizia è ovvio, ma questo è solo il germoglio delle pulsioni che via via lo aiuteranno sempre di più a formarsi la sua identità sessuale.

E io devo temere che mettersi lo smalto me lo farà diventare finocchio?

O se un giorno, a dispetto delle premesse che mi pare di intravedere, arrivasse e mi dicesse “mamma questo è Luca, il mio fidanzato”, dovrei risalire fino a quel lontano episodio dello smalto nel parco per trovare una ragione??

Io una ragione non la cerco neanche, e odio quei genitori che educano i maschi a non piangere, a non frignare, a non essere troppo fisici o espansivi, facendone degli adulti frustrati e con seri problemi di autostima.

Io non ho una ricetta, ma mi sembra crudele negare a un bambino di due anni il sano diritto di scoprire e di giocare a giochi cosiddetti da femmina, perché mi sembra il preludio di quello che subiranno da grandi.

Così succede che un uomo non può amare fare shopping sennò è finocchio, non può cucinare sennò è poco maschio, non può ammettere di amare i fiori in un test psicologico sennò è malato di mente.

Che poi questa cosa è vera anche al contrario, ma se per le femmine “essere un maschiaccio” ha spesso una connotazione positiva, simpatica persino (ditemi voi se ogni stragnocca che passa in tv non afferma: “io?? Ma io da piccola ero un maschiaccio, facevo sempre a botte e non volevo mai mettere la gonna!”, come se questo facesse curriculum. Devi passare dalla fase “maschiaccio” se vuoi diventare una vera gnocca), per i maschi “essere una femminuccia” ha sempre e comunque una valenza negativa. Legata sia alla sessualità – onta e disonore sul figlio gay e su tutto il suo parentame fino al cugino di sesto grado! – sia al ruolo di “maschio alpha” in questa società bacata.

E allora va bene se a mia figlia piace giocare coi soldatini, ma guai se mio figlio gioca con le barbie e i pentolini.

Che peraltro Pupi adora.

Io ci vedo qualcosa di terribilmente distorto in tutto questo.

E forse sbaglierò, ma non nego a Pupi un pò di finto fard (le due volte l’anno in cui mi trucco) sulle guance, dove il gioco è più fuggire dal pennello che farsi truccare, o il burro di cacao sulle labbra.

Beh? Volete sapere com’è andata a finire?

Sofia finisce finalmente il suo lavoro, e allora le chiedo se può prestarmi lo smalto.

Il suo colpo di genio è stato “Aspetta, ti do questo che è più chiaro, così non si vede”.

Pupi felicissimo si è impiastricciato due unghie di rosa, che per quanto chiaro si vedeva benissimo, e poi è tornato a giocare a palla coi suoi amichetti (maschi).

Con buona pace del papà in ansia per l’orientamento sessuale del figlioletto, che pensa sia più sano del buon fango sui pantaloni piuttosto che dell’ombretto sugli occhi.

De gustibus…

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